

Lettera consegnata dall'Adam alla direzione nazionale della FLC - CIGL
Alla Segreteria Nazionale della FLC-CIGL
Federazione Lavoratori della Conoscenza
Alla cortese attenzione di Anna Fedeli,
Responsabile delle politiche di reclutamento nel comparto scuola, sociali e previdenziali
Gentilissima,
Le scriviamo a nome dei Soci dell’Associazione Docenti Abilitati per Merito (A.D.A.M.) per confrontarci con Lei su alcune questioni di grande attualità: l’imminente pubblicazione, da parte del MIUR, del bando del prossimo concorso a cattedra (previsto dalla legge 107/2015); la necessità di tutelare tutti i docenti abilitati ed i docenti in attesa di abilitazione mediante la definizione di una adeguata fase transitoria. Ci auguriamo, soprattutto, che questa nostra lettera contribuisca a costruire un solido rapporto tra i docenti abilitati più giovani e l’organizzazione sindacale che Lei rappresenta.
L’A.D.A.M. è stata fondata nel 2013 da docenti abilitati mediante il primo ciclo di Tirocinio Formativo Attivo (TFA); oggi aspira a rappresentare l’intera categoria dei docenti abilitati e partecipa attivamente al dibattito nazionale sul reclutamento scolastico, che attualmente versa ancora in uno stato di profondo caos. Sono infatti ancora limitate le opportunità di conseguire l’abilitazione all’insegnamento, che tuttavia costituisce, dall’entrata in vigore della L. 107/2015, un requisito imprescindibile per l’accesso ai ruoli. Inoltre il sistema si è sviluppato in maniera disarmonica, creando figure professionali tra loro distinte, basate su un diverso percorso formativo e professionale, incardinando ciascuna figura su una norma diversa. Le figure che oggi compongono la seconda fascia delle graduatorie di istituto (e che saranno costrette a partecipare al prossimo concorso a cattedra) in realtà possiedono già i requisiti per l’assunzione a tempo indeterminato: molte di loro dispongono del requisito indicato nel novembre 2014 dalla Corte di Giustizia Europea; altre, come per l’appunto gli abilitati TFA, hanno ottenuto l’abilitazione mediante un percorso selettivo di tipo concorsuale, perfettamente sovrapponibile a quello delle vecchie SSIS, e vengono pertanto privati del diritto alla stabilizzazione solo a seguito di una evidente violazione dell’articolo 3 della Costituzione.
La compagine dei docenti che hanno frequentato il TFA (gli abilitati dei primi due cicli, conclusisi rispettivamente nel 2013 e nel 2015; gli abilitati del TFA sul sostegno) conta circa trentamila persone attualmente in servizio presso le scuole italiane, ed è destinata ad ampliarsi nei prossimi mesi con l’indizione del terzo ciclo. Molti abilitati TFA (la cui età media non è comunque inferiore ai 35-37 anni) si sono trasferiti dalle regioni del Sud verso il Nord per assumere un incarico e fra serie difficoltà si preparano al concorso iniquo che il Governo impone loro. Poco tutelati dal mancato riconoscimento politico del valore concorsuale al loro percorso e spesso ancora sprovvisti di considerevole anzianità di servizio, essi percorrono l’unica strada possibile per la valorizzazione del loro percorso formativo: riconoscere un punteggio aggiuntivo per la selezione severa (con numero di posti calcolato sulla base del fabbisogno scolastico, e quindi con l’effettiva promessa di accedere per diritto a incarichi annuali e alla stabilizzazione) subita per l’accesso al corso. Quindi richiedono anche nella tabella di valutazione titoli del prossimo concorso a cattedra una sostanziosa maggiorazione di punteggio ai “titoli di abilitazione conseguiti a seguito dell'accesso ai percorsi di abilitazione tramite procedure selettive pubbliche per titoli ed esami” (come del resto previsto dal comma 114 della legge 107/2015, qui citato), che permetta loro di contendere in maniera equa per il ruolo nel prossimo concorso.
Per i Soci dell’A.D.A.M. e per molti docenti abilitati con TFA risulta dunque mortificante l’orientamento assunto dalle principali sigle sindacali, le quali negli ultimi mesi e in particolare nelle ultime settimane hanno incentrato le loro proteste contro il Governo esclusivamente sulla stabilizzazione dei docenti precari più anziani: sarebbe confortante sapere di avere di fronte delle organizzazioni sindacali in grado di assumere in maniera imparziale la tutela di tutti i precari vessati da un Ministero iniquo. Per questo siamo qui a chiedere all’organizzazione che Lei rappresenta di difendere i diritti di tutti gli abilitati di seconda fascia, permettendoci di ricordarLe che gli abilitati TFA sono parte integrante del precariato italiano, e che meritano dunque di essere tutelati con la stessa convinzione e la stessa forza che i sindacati spendono per i colleghi più anziani.
A nostro avviso questa via è l’unica che possa sanare l’evidente frattura tra i precari più giovani ed i sindacati, che spesso hanno deluso le loro aspettative: questa riconciliazione potrà divenire possibile se l’organizzazione da Lei rappresentata darà un chiaro segnale agli abilitati TFA, ad esempio riconoscendo loro il punteggio aggiuntivo in graduatoria e in sede concorsuale.
Detto questo, La ringraziamo per la Sua sempre cortese e gradita disponibilità.
Cordiali saluti,
Per il Direttivo Nazionale dell’A.D.A.M.
La Presidente
Alessandra Operamolla