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Idee sul doppio canale e sul concorso

 

Purtroppo il piano di assunzioni de La Buona Scuola non è stato esteso come richiesto da molti docenti e politici agli abilitati di seconda fascia. E dunque, il prossimo concorso riservato agli abilitati previsto da La buona Scuola è tappa obbligata per tutti coloro che intendano conseguire la tanto desiderata stabilizzazione in ruolo. Dalle bacheche di svariati gruppi Facebook si sono levati commenti di ogni genere sul tipo di prove concorsuali a cui sottoporre i malcapitati docenti abilitati e sulla valutazione dei titoli nelle tabelle concorsuali.

Noi di ADAM ribadiamo sempre il nostro diritto, più volte rivendicato, di godere del doppio canale di reclutamento.

Il concorso per soli abilitati programmato nel piano straordinario di assunzioni è una scelta abbastanza senza senso, dato che il percorso per diventare insegnanti si allunga e diventa molto oneroso: dopo la laurea bisogna abilitarsi, sostenendo dei costi non indifferenti, quindi sostenere un nuovo concorso. Meglio per i neolaureati sarebbe l'ingresso in ruolo con un concorso-corso, come quello previsto nella delega al governo, per cui cercheremo di produrre un contributo in fase di scrittura dei decreti attuativi. Infatti non vi è alcuna ragione per cui i docenti dovrebbero continuare a sostenere i costi delle loro abilitazioni, se poi esse non offrono alcuna forma di tutela professionale.

 

Per la prima volta, il concorso a cattedra sarà aperto soltanto ai docenti abilitati, cosa di cui si era già parlato in passato a partire dalla fase di discussione della Riforma Gelmini. Già dall’epoca del Ministero Profumo erano state formulate proposte sulle modalità di svolgimento dei concorsi, tra cui l’ipotesi di una prova concorsuale basata ad esempio sullo studio di caso, seguita da una lezione simulata. Noi riteniamo che bisogna necessariamente riformare le modalità concorsuali, in quanto noi docenti abilitati abbiamo già abbondantemente dimostrato di possedere le conoscenze nozionistiche e di padroneggiare i contenuti disciplinari. La selezione in ingresso, gli esami e la preparazione ricevuta durante il percorso abilitante certificano appunto tutto questo. Non dobbiamo dimostrare di sapere, ma di saper essere, ovvero tutte le qualità didattiche che abbiamo maturato grazie al percorso da noi completato. Dunque, non possono essere la logica e la matematica i parametri di verifica dell’insegnante, ma i contenuti didattici, metodologici e pedagogici.

Pertanto accogliamo favorevolmente sia la possibile abolizione della prova preselettiva, che nel caso dello scorso concorso, ha penalizzato moltissimo docenti delle discipline umanistiche, costretti a fronteggiare quiz logico-matematici. Una modalità di selezione del tutto inadeguata. In più la natura della prova preselettiva, che sarebbe organizzata su base regionale, penalizzerebbe molto quelle regioni dove vi sono più abilitati a concorrere. Siamo anche favorevoli dunque alla proposta, avanzata per la prima volta a Montecitorio dalla deputata Malpezzi, di basare sui contenuti didattici e metodologici le prove del prossimo concorso. L’insegnamento non è un’astrazione metodologica e didattica, né un artificio basato sui contenuti, ma un percorso che acquisisce la sua rigorosità nella capacità di tessere un abito su misura dei bisogni e dei contesti specifici che l’alunno vive. Dichiarare che una metodologia di verifica basata sulle conoscenze pedagogiche, metodologiche e didattiche non sia scientifica equivale a schiacciare la didattica sulla mera pratica non riconoscendole il valore scientifico. E’ giusto dunque valorizzare la scienza dell’insegnamento esprimendosi in favore di formule concorsuali miranti a verificare l’insegnamento, la didattica e il metodo, e non la mera conoscenza delle nozioni. E dunque va bene introdurre prove basate su lezioni simulate, su argomenti estratti il giorno prima, programmazione di interventi calibrati su situazioni specifiche; verifica di conoscenze metodologiche. Pensiamo anche che molta attenzione dovrebbe essere data alla istituzione di commissioni in grado di valutare i docenti alla luce di questi principi pedagogici.

 

Questo concorso porta anche una grossa novità: per la prima volta il servizio prestato in maniera continuativa per un periodo superiore ai 180 giorni sarà un titolo valutabile in termini di punteggio. La composizione della platea degli aspiranti, che in realtà come sappiamo avrebbero tutti diritto al doppio canale e quindi al riconoscimento del valore concorsuale al proprio percorso, è eterogenea sotto questo punto di vista, comprendendo anche abilitati senza servizio. La raccomandazione dunque è di rendere il concorso contendibile da tutti, prevedendo una compensazione in punteggio per coloro che hanno avuto accesso all'abilitazione con selezione in ingresso.

 

Infine una maggiore tutela potrebbe provenire dalla trasformazione delle graduatorie d'istituto in provinciali nel 2017, abolendo dunque il vincolo delle venti scuole; in più sacrosanto sarebbe renderle a scorrimento e utili per il ruolo nelle classi di concorso non più presenti in GaE.

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via Sigismondo Castromediano, n° 54

70126 Bari

 

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